Niente sequestro Bitcoin nel processo tributario

Secondo la Cassazione, un sequestro di bitcoin implicherebbe il riconoscimento della criptovaluta come moneta a corso legale nello Stato.

Niente sequestro Bitcoin nel processo tributario

In un processo tributario, un eventuale sequestro probatorio deve riguardare esclusivamente l’ammontare delle imposte che si presume siano state evase, considerato il profitto dell’illecito fiscale. Non può invece estendersi al corrispondente valore in bitcoin, poiché ciò equivarrebbe, di fatto, a un sequestro per equivalente, ossia a un’acquisizione indebita di criptovaluta in sostituzione dell’importo in euro dell’imposta contestata.

Questo principio è stato affermato dalla terza sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza n. 1760 del 15 gennaio 2025, in riferimento al reato di dichiarazione infedele previsto dall’articolo 4 del Dlgs n. 74/2000, nel contesto di operazioni di trading online con valute virtuali.

I giudici hanno inoltre sottolineato che un sequestro di bitcoin implicherebbe il riconoscimento della criptovaluta come moneta a corso legale nello Stato, status che attualmente non possiede. Inoltre, non terrebbe conto della forte volatilità del valore del bitcoin, soggetto a continue e significative oscillazioni di mercato.

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